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Bitcoin, il mezzo giustifica il fine

Eugenio Ciamprone Pubblicato: 14 Marzo 2022

perché bitcoin

È metà febbraio e il primo ministro canadese Justin Trudeau decide di appellarsi, per la prima volta nella storia del suo paese, all’Emergency Act al fine di contrastare le proteste del movimento Freedom Convoy, composto da camionisti contrari all’obbligo vaccinale che da settimane bloccavano le strade della capitale canadese. 

Le misure di emergenza adottate dal governo prevedevano il divieto di assembramento in alcune aree e di conseguenza l’immediato sgombero dei mezzi pesanti, pena l’arresto, il sequestro dei mezzi e il congelamento dei conti bancari.

Una delle prime misure applicate ai manifestanti fermati è stata proprio quella di congelare i conti bancari.

Bitcoin, lo scenario mondiale

Intanto sul web nasceva una campagna di raccolta fondi a sostegno delle proteste chiamata “HonkHonkHodl”, che a seguito delle misure applicate dall’Emergency Act raccoglie in poco tempo donazioni per circa 1 milione di dollari in Bitcoin con l’obiettivo di aiutare principalmente chi aveva subito il congelamento dei conti bancari. 

Ci spostiamo oltreoceano, circa una decina di giorni dopo, a fine febbraio, quando purtroppo assistiamo all’inizio della drammatica invasione militare russa in Ucraina. Come spesso accade in circostanze del genere, l’escalation di misure e contromisure si sussegue a ritmo vertiginoso, e una delle prime riguarda ovviamente la restrizione ai servizi bancari

Mentre sin dai primi giorni delle operazioni militari il governo ucraino applica limiti ai prelievi giornalieri dai conti corrente, appaiono sull’account Twitter ufficiale governativo gli indirizzi Bitcoin, Ethereum e Tether per poter accettare criptovalute.

In pochi giorni, tra la crescente paralisi dei circuiti bancari e mentre i bancomat erogavano al massimo poche centinaia di dollari, all’Ucraina arrivano più di 50 milioni di dollari di donazioni in criptovalute.

Tweet del governo ucraino del 26 febbraio 2022
Tweet del governo ucraino del 26 febbraio 2022.

Mentre la banca centrale del Paese sospende i bonifici e inibisce il ritiro di valuta estera ai cittadini ucraini, l’exchange di criptovalute ucraino Kuna raggiunge il record di scambi dopo il picco di mercato di maggio 2021. Il fondatore Mikhail Chobanian dichiara: “in questo momento la maggior parte delle persone in Ucraina non ha altra scelta di denaro oltre alle criptovalute”.

Il bene e il male

Ci sono periodi in cui la storia sembra subire improvvise accelerazioni, questo è quello che stiamo vivendo nelle ultime settimane. Ho raccontato di proposito eventi molto diversi e che hanno a loro volta molteplici interpretazioni:

è giusto o sbagliato bloccare una città per protesta? È giusto o sbagliato congelare i conti correnti delle persone?

In gravi situazioni come una guerra, è giusto o sbagliato limitare il funzionamento delle banche? È giusto o sbagliato inviare donazioni all’Ucraina? Verranno utilizzate per acquisto di armamenti? O per beni di prima necessità? 

Un magazine di tecnologia e innovazione non è certo il posto dove trovare queste risposte, anzi probabilmente ognuno ha le proprie. Ma il punto è proprio questo, è dove volevo arrivare. Non discutere del fine, ma del mezzo

Oggi i governi bloccano i conti corrente per l’obbligo vaccinale o per la guerra, domani quale sarà la motivazione?

Nei suoi 13 anni di vita su Bitcoin è stato detto di tutto: truffa, schema ponzi, moneta per spacciatori e criminali; insomma è stato sempre criticato puntando i riflettori sulle finalità per le quali veniva utilizzato.

Ma oro, dollari e altre monete sono stati utilizzati nella storia solo per finalità benefiche

Perché Bitcoin

Bitcoin è, al pari di qualsiasi altra moneta, uno strumento, un mezzo nelle nostre mani. Da non confondere con il fine per il quale viene utilizzato, questo dipende dalle azioni di ogni singolo soggetto.

Tweet del 28 febbraio di Vito Lops, giornalista del Sole24Ore
Tweet del 28 febbraio di Vito Lops, giornalista del Sole24Ore.

C’è però una sostanziale ed enorme differenza rispetto agli altri strumenti di scambio di valore a disposizione dell’umanità: Bitcoin è il più grande network decentralizzato al mondo, funziona da più di 13 anni, 24 ore su 24, è apolitico, senza frontiere, non è controllato da nessuna banca centrale. È permissionless, ovvero chiunque può effettuare una transazione senza dover chiedere il permesso a un intermediario. È trustless ovvero due o più soggetti possono scambiare valore senza bisogno di fidarsi l’uno dell’altro e senza il controllo di un’autorità centrale. È resistente alla censura, in quanto nessun ente può vietare una transazione o chiudere o bloccare un indirizzo. 

Tutto ciò grazie alla più grande innovazione tecnologica degli ultimi anni, la combinazione di tecnologia Blockchaincrittografia asimmetrica e algoritmo di consenso distribuito (per maggiori dettagli vedi Qual’è il vero “valore” di Bitcoin?), che funziona su una rete di circa 15 mila nodi dislocati in tutto il mondo. 

Si può riassumere tutto questo anche con una sola parola: libertà

E allora cosa importa se Bitcoin oggi vale 40 mila dollari, domani 35 e tra un mese 50? 

Bitcoin è libertà. Tu che valore daresti alla libertà?

Credit

  1. Photo by Kanchanara on Unsplash
  2. https://academy.binance.com/it/
  3. https://financialpost.com