New Ways of Working

Biosphere: la quarta “B” dello Smart working

Lucia Goracci Pubblicato: 16 Maggio 2021

biosphere

Gli appassionati del tema smart working conosceranno già bene i 3 pilastri su cui si basa questo innovativo approccio al lavoro. Si tratta delle cosiddette tre “B” che caratterizzano, infatti, questo nuovo modo di lavorare:

Per chi, tuttavia, si è approcciato da poco al mondo dello smart working, sappiamo bene che potrà essere una sorpresa scoprire che questo non è solamente una “questione di spazi”: ebbene sì, si può fare smart working anche lavorando dall’ufficio e si può lavorare in maniera non-smart anche quando stiamo svolgendo le nostre attività professionali da casa. Lo smart working, infatti, è letteralmente un approccio intelligente al lavoro, che quindi include anche la flessibilità nel tempo e nello spazio, ma non solo. Progetti volti a diffondere questo tipo di approccio in azienda, infatti, dovranno basarsi non solo sui bricks ma, come detto sopra, anche ed in primis su behaviours e bytes.

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Per approfondire: Ma quindi, che cos’è lo smart working?

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Smart working: verso un’evoluzione sempre più sostenibile

Anche un approccio al lavoro così innovativo come lo smart working, tuttavia, è sottoposto ad un processo di continua ed inesorabile evoluzione. Potrebbe infatti sembrarci un concetto relativamente nuovo, eppure ci sono pubblicazioni sul tema risalenti ormai a diversi anni fa che si sono rivelate decisamente attuali quando nel nostro Paese abbiamo affrontato per la prima volta seriamente questo tema con l’inizio della pandemia (si veda, ad esempio, The Smart Working Book, pubblicato ormai nel 2015 e che comunque descrive esattamente lo smart working di cui oggi tanto si sta parlando). E proprio questa evoluzione sta portando, oggi, ad ampliare i confini propri di questo approccio al lavoro, al di là di quelle tre famose “B” che lo caratterizzano.

Se infatti guardiamo, nella pratica, alle aziende che ad oggi hanno fatto proprio questo concetto di vero smart working, ci accorgiamo che queste non possono prescindere dall’adottare un approccio smart anche nel modo di interfacciarsi con la realtà e l’ambiente che le circonda. 

Pensiamo per un attimo, ad esempio, ad una tipica azienda smart: ci verrà sicuramente in mente una realtà attenta all’ employee experience, che investe non solo nella creazione di un ambiente lavorativo confortevole ma anche in tecnologie e spazi in grado di supportarlo e stimolarlo. Ma non solo.

L’azienda smart ideale, infatti, verosimilmente sarà anche un’azienda sostenibile da un punto di vista di impatto che vuole avere sia sulla società che la circonda sia sul pianeta. vi immaginate un’azienda smart (nel vero senso della parola, come descritta sopra) che poi se ne infischia della sostenibilità delle proprie azioni? Io no, ma credo nemmeno voi.

Se, quindi, siamo tutti d’accordo nell’affermare che lo smart working deve avere anche una connotazione di sostenibilità e di impatto sociale, vuol dire che le famose tre “B” iniziano a starci strette. 

Questa è dunque la dimostrazione del fatto che lo smart working si sta evolvendo, proiettando i suoi principi anche al di fuori della dimensione aziendale e facendo propri anche quegli approcci sociali e sostenibili del business che, appunto, aiutano oggi a definire un’azienda come “smart”.

Dopo Behaviours, Bytes e Bricks, ecco Biosphere

Si tratta di un concetto nato all’interno di NUMOLA, la rete di imprese formata da smart working companies e aziende attive da anni nel campo della ricerca sui nuovi modi di lavorare, nata per raccogliere e studiare nuovi approcci al lavoro che caratterizzeranno il prossimo futuro e per promuovere nuove modalità lavorative virtuose finalizzate alla valorizzazione dell’essere umano e all’istituzionalizzazione di un modo etico di fare impresa.

NUMOLA ha così intercettato l’esistenza di un ulteriore pilastro fondamentale a sostegno del vero smart working: biosphere, la quarta B del paradigma che si aggiunge di diritto a behaviours, bytes e bricks

In sostanza, l’idea è che per essere smart un’organizzazione dovrà anche essere ispirata da un fine superiore che la porti ad operare in maniera responsabile, sostenibile e trasparente, con l’obiettivo di diventare un modello virtuoso per la società ed avere un impatto positivo sul mondo.

NUMOLA, poi, reinterpreta questo pilastro con il concetto di “Be the Planet” che, insieme a “Be Human”, “Be Adaptive” e “Be Connected”, va a completare i quattro pillar della società che studia i nuovi modi di lavorare e che si fa promotrice di una serie di workshop volti proprio a formare le nuove professionalità dell’era smart working in base a questi valori. 

Il prossimo appuntamento sponsorizzato da NUMOLA sarà il 7 e 13 luglio 2021 con il workshop Driving the Change, tenuto da Seedble ed Evermind e che consente il rilascio della certificazione di Smart Working Designer.

Se vuoi dire la tua su questa innovativa quarta “B” dello smart working, lascia qui sotto un commento!