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Sopravviverà chi ha un piano B. Ne parlo con l’eclettica Astrid Vinatzer

Valentina Marini Pubblicato: 30 Novembre 2020

piano b

C’è un mondo che sta cambiando tutti i giorni sotto i nostri occhi; abitudini che hanno smesso di essere tali; attività che non siamo più certi che torneremo a fare. Stiamo vivendo l’era della grande incertezza, che ci costringe per la prima volta in modo concreto a stare nel presente.
Sopravvive chi accetta, chi è fortunato nel suo lavoro non messo in crisi dallo stravolgimento, chi prende la guida della sua vita, provando a cambiare quello che è in suo potere fare. Probabilmente ciò che serve è sempre di più la capacità di proiettarsi in un piano B:

non ci sono più punti di riferimento assoluti e tutto è diventato un navigare a vista… Questo periodo prevede che nella gestione di quella micro-azienda rappresentata da noi stessi, noi siamo quelli che devono sempre avere alternative… Il piano B è frutto di saggezza e riflessione, di piccoli passi e tanti mattoncini – (cit. Sebastiano Zanolli).

Forse quei citati piani B sono gli attuali piani A un po’ per tutti noi e il ragionamento è imposto a prescindere dalle singole situazioni, non essendoci più porti sicuri per nessuno. Come ci ha recentemente ricordato Umberto Galimberti, questa “può essere una buona occasione per cominciare a riflettere sulla propria vita… Perché vivere a propria insaputa è la cosa peggiore che possa accadere nella propria esistenza”.
Siamo praticamente tutti chiamati a ricercare la nostra rinnovata “Itaca”. Ce la fa chi esce dalle certezze; chi si mette in discussione; chi pensa il nuovo e prova; chi sbaglia e si rialza con costanza; chi sostiene che si può e si deve agire diversamente; chi viene guidato dal senso di utilità e umiltà. Chi si prende cura delle persone, le mette al centro e non si abbatte; chi fa un lavoro su sé stesso e sulle sue emozioni, perché oggi l’intelligenza emotiva la agisce chi ammette che non è facile per le nostre teste affrontare tutto questo.
Su questo tema, ho pensato di raccontare la storia di una professionista che da anni si reinventa, immergendosi nelle più svariate attività. Sentendola al telefono alcuni giorni fa, il mio pensiero è stato: questa è una storia di ispirazione, che ci aiuta a non sentirci persi e a pensare che si può immaginare il nuovo.


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C’è sempre bisogno di un piano B per dare un senso al presente e alla nostra presenza, in questo mondo

Q. Astrid, per prima cosa ti chiedo di presentarti ai nostri lettori, raccontando brevemente le tue “tante vite”.

Astrid Vinatzer

Astrid Vinatzer


A. Effettivamente ho vissuto tante vite, anche se sono singoli anelli incastrati che mi hanno fatto crescere ed evolvere: lo sci agonistico mi ha insegnato l’autodisciplina e la volontà di rialzarmi dopo ogni caduta e sconfitta. Il liceo classico lo considero la mia palestra mentale che mi fa vedere ancora oggi i diversi punti di angolazione della vita. Il Politecnico mi ha permesso di sviluppare la creatività e l’immaginazione; il mondo del lavoro è iniziato con 5 anni di giornalismo sull’architettura, arte e cinema durante i quali ho conosciuto tanti personaggi che hanno influenzato il mio modo di pensare, tra cui Michelangelo Antonioni e Conte Panza di Biumo.
Ventiquattro anni fa ho voltato pagina, da quel momento mi occupo di cucina in tutte le sue manifestazioni, prima con l’apertura del ristorante multietnico Zythum Fabbrica della Birra e successivamente con lo spazio eventi La Medina. Da oltre dieci anni, invece, dirigo la mia scuola di cucina, una delle prime in Italia, Il Giardino dei Sapori, nata per caso, perché mi piace cucinare e svelare i segreti. Cucino in prima persona e ospito tanti chef famosi che continuano ad ispirarmi ed insegnarmi un mondo vastissimo di conoscenze.
Mi occupo di eventi aziendali con format innovativi di cookingteambuilding nella mia nuova sede mEATingpoint a Milano aperta due anni fa. Durante il periodo Covid ho trasformato mEATingpoint in studio di registrazione con una grande cucina come set per i cookingteambuilding online e collaboro con un eccellente staff di regia, Pois Gras. Sviluppo inoltre ricette per aziende e sponsor della mia attività.

Q. Se dovessi scegliere l’# della tua vita quale sarebbe? E ora invece?

A. #progetto: l’idea di progetto come una freccia in movimento verso il futuro, come un continuo gettarsi oltre, in avanti verso il domani per dare un senso al presente e alla nostra presenza in questo mondo. Non nascondo che condivido certi pensieri con Heidegger.

Q. La tua professione è cambiata frequentemente. Cosa ti permette di essere agile nei tuoi passi verso il cambiamento?

A. Guardare sempre avanti, impormi il buon umore come stile di vita, sorridere anche quando sono da sola, risolvere concretamente i problemi per poi archiviarli, voglia di imparare cose nuove e imparare dalle esperienze passate. Questo è il mio modo di vivere!

Q. Adesso, ad esempio, tra le diverse cose, hai ripensato il tuo modo di ospitare le persone nei tuoi immobili, come le attività di gruppo in cucina. Ci racconti cosa stai facendo?

A. La mia giornata lavorativa si divide in due, che poi sono le mie due grandi passioni: architettura e immobiliare da una parte e cucina come realtà aggregante e conviviale dall’altra.
Nel primo caso credo che stiamo assistendo ad un grande cambiamento sociale e abitativo, con la spinta recente dello smart working la casa diventa multifunzionale o di passaggio e in condivisione, spesso lontana dal luogo di lavoro.
Ospiterò nei miei monolocali le persone per periodi più brevi con servizi all-inclusive unendo i due concetti hotel come confort e casa come guscio. Per quanto riguarda i gruppi in cucina, invece, focalizzo tutta la mia energia in questo momento su attività in remoto interagendo empaticamente con il pubblico anche se distante attraverso le varie piattaforme. “Cooking in the air” è il nome che ho dato al progetto di cookingteambuilding in remoto dove le persone si collegano dalle loro cucine con la mia.

Q. In questa pandemia hai fatto una cosa che mai avresti fatto: pensare un progetto editoriale. Uscirà a breve il tuo libro. Ci racconti come è nata l’idea di scrivere e cosa affronterai in questo testo?

Astrid Vinatzer

Astrid Vinatzer e il suo Piano B.


A. Esatto e sono molto felice. Il libro, “Fafà e le dolci ricette Formy-dabili”, edizione Arpeggio Libero, è uscito in questi giorni. È una fiaba con ricettario di dolci che ho ideato durante il lockdown immaginandomi la vita in una città addormentata. L’ho scritto a quattro mani con Lidia Cavallari che ha interpretato perfettamente i miei pensieri con le sue dolci parole e le splendide illustrazioni.
Ogni capitolo ha come protagonista una torta, la sua storia e la sua ricetta. L’età dei lettori ,7-99 anni, perché si è bambini fino a tarda età, se si è capaci di sognare. Non ci crederai, ma siamo già all’opera con il secondo volume: “Fafà e Formy visitano le città d’arte“, ci rivelano curiosità artistiche, ma non rinunciano ad un buon primo piatto di tipico con relativa ricetta!

Q. Per chiudere Astrid, conoscendo la tua creatività in cucina, ti chiedo di proporci un piatto che ci ispiri verso il cambiamento, qualcosa di energetico e di creativo. Una specie di piatto da piano B. 

A. Mi piacciono le ricette veloci e i risultati che non ti aspetti: foderiamo degli stampini di silicone o alluminio con fette sottili di pancetta, sgusciamo un uovo all’interno, inforniamo per otto minuti a 180 gradi e serviamo il cestino di pancetta croccante con l’uovo cotto fuori e crudo dentro con erbe aromatiche, sale grosso e, perché no, scaglie di tartufo. In fondo l’uovo in tegamino con la pancetta appartiene al passato, è sempre gustoso, ma noi guardiamo verso il futuro.
Grazie Astrid, mi hai fatto venire fame e voglia di sperimentarmi con questo piatto facile, tra tradizione e sperimentazione!
E grazie soprattutto per la condivisione della tua esperienza. Mi hai fatto pensare ad uno dei miei preferiti Ted Talks, di Emilie Wapnick, che ti dedico per la chiusura!